SEGNO – Anno 30° - N° 203-
Luglio/Agosto 2005 Attualità internazionali d’Arte contemporanea Giannetto
Bravi Dina Caròla Napoli di Eugenio Viola
La mostra si focalizza su un periodo specifico dell’attività dell’artista,
una serie di opere contestualizzate cronologicamente dal 1969 al 1973. Ed
ecco in mostra “Valigie con catene”, una romantica riproposizione delle
opere già esposte alla galleria “Il Centro” nel 1971. Vere valigette
realizzate in metallo brunito e dorato al cui interno sono visibili delle
catene. “La valigia di Bravi può essere usata in viaggio o a passeggio –
scriveva Angelo Trimarco nel 1971 – ogni altro uso, comunque, è consentito”.
Bravi in particolare suggeriva di utilizzarle per avvolgere la persona
amata. “Evidentemente, aggiunge ancora Trimarco, si pensa ad immagini
sado-masochiste, a inferni e perversioni inconfessabili (…). C’è n’è
abbastanza, comunque, per andare tutti (Bravi, Trimarco, Restany e gli
osservatori) a raccontare le profondità oscure delle nostre catene all’amico
analista in agguato”.
Per scongiurare il pericolo, ad ogni modo, le famigerate valigette sono
accompagnate da una serie di “istruzioni per l’uso” in forma di fotografie
in b/n realizzate da Mimmo Jodice nel corso di una performance
documentativa.
Un altro gruppo di opere in mostra rimanda direttamente alla gloriosa
“Ope-razione Vesuvio”. Correva l’anno 1972. Erano gli anni in cui si
assisteva, in pieno clima di “Land Art”, “ad un transfert generalizzato
dell’oggetto all’idea, della forma all’ambiente, dell’opera al gesto” (P.
Restany). Il compianto Pierre Restany propone ai napoletani attoniti la
conversione del Vesuvio in un parco Culturale Internazionale, un progetto
aperto alle proposte provenienti da artisti di tutto il mondo. Coincidendo
questa manifestazione con le elezioni politiche, il vulcanico critico armato
di megafono e camioncino mette in piedi con l’aiuto di Gianni Pisani una
falsa campagna elettorale. Numerosi artisti provenienti da tutto il mondo
rispondono entusiasti all’appello inviando numerose ipotesi d’intervento.
Gli esiti di quest’operazione saranno poi esposti in tre diffe-renti
mostre-progetto alla galleria “Il Centro” di Dina Caròla, nume tutelare
dell’intera operazione. La proposta elaborata da Bravi per l’Operazione
Vesuvio consisteva nell’invaligiamento metaforico del cono vulcanico al fine
di preservarlo dalla speculazione edilizia allora imperante. La seconda fase
del progetto consisteva nell’invio di una serie di cartoline postali con
indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare “un pezzo
di Vesuvio” da riportare “in situ” in tempi migliori. Di lì la produzione di
una serie di valigette in cartone pressato e serigrafato che Bravi utilizzò
all’epoca e che oggi vengono riproposte.
Valige bravi per un viaggio nel passato, mette in mostra una serie di
ricordi di un tempo perduto per sempre, immagini che rimandano in maniera
appa-rentemente ingenua all’oleografia dei luoghi, e penso a “Vesuvio in
eruzione”, monumentale gigantografia del celebre vulcano corredato dal
caratteristico “pennacchio” o ad “Eremo Hotel”, immagine pubblicitaria della
funicolare vesuviana. “Questi luoghi ormai risibili, stucchevoli - scrive
Lea Vergine - impolverati di compiacimento stantio, rielaborati così come li
vediamo alle pareti, hanno una seduzione astuta (..). Bravi vuole
comunicarci che non si è perduto l’indispensabile ma che ciò che abbiamo
perso, ciò che non è più, non è sosti-tuibile”, la parodia nostalgica di una
Napoli ormai perduta per sempre.
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