La Repubblica - Martedì
3 maggio 2005 “Le Witt e Bravi le geometrie della memoria” di Stella
Cervasio C’è un signore con gli occhiali tenuti insieme da piccoli bulloni, nella galleria Caròla che guarda il mare, fuma e beve Coca Cola nelle sale di una mostra molto raffinata, la sua. Un giorno di una trentina di anni fa aprì un libro e vide un optical, colori e geometrie familiari: “Uh, hanno pubblicato una mia opera senza dirmelo!”, pensò. Poi guardò la didascalia e lesse “Frank Stella”. Il signore è Giannetto Bravi, collezionista della memoria. Nella sua vita ha spedito centinaia di cartoline e di altre centinaia ha fatto opere contemporanee. Ma in quegli anni e in quelli a seguire ebbe una bella serie di intuizioni che in mano ad altri fecero arte e anche mercato. “ Come matematici, io e altri autori ora celebri - spiega - che arrivano alla soluzione del teorema per strade diverse”. I quadri seriali di bravi fatti di cartoline con il Vesuvio con inserto di lapillo in box di plexiglas fanno venire in mente Beuys. Guardate se le geometrie a bande di colore inserite nel suo sito antologico virtuale datate metà-fine anni Sessanta non ricordano il maestoso, vitale Sol LeWitt che vedrete domani nella galleria di Alfonso Artico (piazza dei Martiri, 58). E dei primi Settanta è la serie di “Operazione Vesuvio” lanciata dal critico francese Pierre Restany: pietre laviche da mettere in valigette gialle tipo razione K per battere sul tempo la speculazione che rode suoli ”sacri “. Come in valigia, anzi la valigia finiscono per diventare le catene e i bulloni. Utensili dal connotato dell’inutilità ma nelle categorie dell’arte concettuale pari a un’archiviazione momentanea di legami, vincoli, serramenti. Da allora Giannetto Bravi, tripolino a Napoli dal tempo della seconda guerra mondiale, il cui nonno in una delle sue tante vite aveva inventato il calcio balilla, decise di andarsene. Mostre ovunque. Ritorna solo ora, grazie a una dei pochi custodi della memoria dell’arte a Napoli, Dina Caròla. [...] |