La Provincia – 5 settembre 2007. “Museo à la carte”: l’artista fa il guardiano di Elena Di Raddo

E’ il museo, luogo della catalogazione e della conservazione di opere d’arte a custodire da qualche anno il punto di riferimento dell’attività artistica di Giannetto Bravi. Reduce da una grande mostra al Museo di Capodimonte di Napoli, sua città d’origine, ora espone una parte della sua copiosa ricerca in San Pietro in Atrio, trasformato per l’occasione, in una sala mussale. Alle pareti sono appese come in una quadreria settecentesca centocinquanta quadri, tutti adeguatamente incorniciati con fogge che ricordano nella forma, meno nei colori sgargianti, le cornici antiche.
Ciascun quadro raccoglie in composizioni multiple cartoline di musei che riproducono ritratti o autoritratti dipinti da pittori dell’Ottocento e del Novecento. La mostra non si esaurisce però nell’esposizione di singole opere, ma si configura come vera e propria installazione e azione artistica:un’apposita bacheca offre al visitatore una schedatura tecnica delle singole opere, mentre all’ingresso il guardiano è l’artista stesso, o un suo sostituto, che indossa i panni del custode. L’opera d’arte per Giannetto Bravi è in primo luogo operazione artistica, come ha insegnato la stagione degli anni Settanta, cui idealmente il suo lavoro fa riferimento dal momento che è proprio avvicinandosi al Nouveau Réalisme di Pierre Restany che ha preso avvio questa sua ricerca. Da allora Bravi si dedica all’approfondimento del problema dell’immagine, raccogliendo prima e riproducendo su tela cartoline di luoghi e paesaggi – in particolare Napoli e il Vesuvio – e da qualche anno opere d’arte moderna e antica. Dalla raccolta costante e casuale di cartoline nei book shop dei musei di tutto il mondo è nata la “Quadreria d’Arte”, un’insieme di immagini di capolavori e opere sconosciute che Bravi ha catalogato metodicamente in alcuni volumi e incorniciato. Cartoline non spedite, ma raccolte e composte in sequenze ripetitive e incalzanti, in alcuni casi dal risultato estetico inedito e rinnovato. Ne deriva così una sorta di “museo à la carte”, come lo definiscono Roberto Borghi, che ha presentato la mostra insieme a Jessica Anais Savoia, Carlo Ghielmetti e Barbara Meneghel. Un museo nel quale cominciano ad entrare a far parte anche gli stessi critici che si sono e che si occupano dell’attività di Bravi.
L’idea sottesa a questo lavoro non è solo il desiderio di ironizzare sulla mercificazione dell’arte e del capolavoro, aspetto del resto già affrontato dalla Pop Art, di cui la cartolina costituisce un segnale inequivocabile, ma la presa di coscienza che solo la conservazione del passato possa salvare e dare un senso al presente. Il tema così attuale per un Paese come il nostro che traspira ovunque le tracce dell’antico, è qui affrontato da un punto di vista prettamente artistico. La nuova vita che l’artista sa dare, attraverso le sue opere, alla banalizzazione dell’immagine riprodotta dell’opera d’arte è il segno di una rinascita dell’arte stessa. Tutto si genera da ciò che è stato, anche l’arte. Ed è appunto l’opera del raccoglitore di informazioni o di immagini – che McLuhan preconizzava come nuova frontiera della modernità – quella che sottende il senso all’intero lavoro dell’artista.