Prefazione Il ‘viaggio in Italia’, per uomini di cultura, artisti e aristocratici d’ogni parte d’Europa, fu, dal Sei alla metà dell’Ottocento, un itinerario di studio e di pia-cere, ma anche un itinerario interminabile, che continuava anche dopo il ritorno in patria, perché arricchito nella ‘memoria’ di reazioni visive, quindi sentimentali ed emotive, attraverso le immagini, per lo più dipinte, su tela o su carta, all’olio o all’acquerello, dei luoghi incontrati e delle vicende vissute, a Venezia o a Roma, a Firenze o a Napoli, che quei viaggiatori, illuminati o appassionati, commissionavano e raccoglievano attraversando la nostra penisola. La mostra di Giannetto Bravi, che oggi si apre a Capodimonte e che chiude un ciclo di iniziative presentate negli ultimi due anni nelle nuove sale adiacenti l’Auditorium del Museo (ma successivamente le stesse sale ospiteranno, quasi esclusivamente, rassegne di fotografia), è in qualche modo una ‘parodia’ di quel viaggio ormai lontano, questa volta non esteso alla scoperta e all’impatto, colto e al tempo stesso emozionato, con le bellezze naturali e con le splendide testimonianze di arte e civiltà in Italia, ma esteso ai luoghi, ormai mitici e ‘obligati’, del viaggio attraverso le grandi capitali europee – da Roma o Firenze a Parigi o Londra, da Berlino a Madrid – per recarsi, di necessità, alla Galleria Borghese o al Louvre, al British Museum o al Prado e al Reina Sofia. Non tanto per ammirarvi la Deposizione di Raffaello o la Vergine delle rocce di Leonardo, Las Meninas di Velázquez o Guernica di Picasso, quanto soprattutto per testimoniare i propri interessi culturali (o presunti tali) acquistando all’ingresso del museo posters e soprattutto cartoline illustrate. Ed ecco allora che Giannetto Bravi, con quella sottile ironia di un artista che, sebbene emigrato da tempo ‘all’ombra della Madonnina’, ha conservato intatti umori e saperi di un napoletano ‘verace’, farsi custode di un museo della memoria ‘in cartolina’ o, meglio, dell’arte ‘in cartolina’. Al visitatore della mostra stabilire, senza rivolgersi al ‘custode’ (ne avrebbe, come sempre in questi casi, solo una informazione parziale o fantasiosa…), se questa successione di ‘capolavori in cartolina’ riflettono la memoria dell’artista o una sua scelta ideologica e critica nei confronti della musealizzazione o mercificazione del fare artistico. A noi piace pensare che comunque si tratta di un’operazione – questa di Giannetto Bravi – di notevole finezza mentale, con la quale il mezzo adoperato si fa al tempo stesso strumento di analisi critica, di gioco della memoria e di percorsi sempre in progress del suo fare artistico: in un confronto, non so quanto emozionato o quanto provocatorio, con la successione fitta e talvolta insostenibile dei tanti ‘capolavori’ esposti ‘al vero’ nelle sale ai piani superiori della Reggia di Capodimonte. IL SOPRINTENDENTE Nicola Spinosa |