La Repubblica - Milano –
22 agosto 2007. Se l’artista si traveste da custode di Roberto Mutti Giannetto Bravi è un artista difficile da inserire in confini predeterminati e precisi perché il suo modo di operare sfugge alle definizioni correnti. La poetica delle installazioni, le atmosfere della pop art, l’uso della fotografia sono elementi che si ritrovano nelle sue opere che però non ne conservano il carattere provocatorio né il linguaggio di voluta rottura. Giannetto Bravi si muove invece con lentezza, con un’indolenza e un distacco ironico che ne rivelano le origini partenopee, ma poi sa spiazzare l’osservatore. Lo fa con opere che nascondono sotto una superficie ironica una profonda riflessione sul significato che per noi hanno i segni, come nel caso della serie dedicata ai calendarietti profumati dei barbieri di cui recuperava le immagini femminili ridipinte su tele di grande formato collocandole in una dimensione in cui il sexy diventa Kitsch. In questo lavoro, “Quadreria d’arte”, esposto nella bella sede centrale di San Pietro in Atrio a Como, propone la sua più ampia riflessione sui musei composta di opere che hanno una loro ipnotica bellezza. Si tratta, infatti, di composizioni realizzate accostando in serie le cartoline (comperate nei musei che ospitano le opere riprodotte) di alcuni quadri più o meno famosi. La riproduzione seriale crea uno strano effetto convincendo chi osserva di essere di fronte a una nuova opera, come è peraltro ribadito dalla cornice preziosa che la contiene. In questo caso – anche se la ricerca di “Quadreria d’arte” è assai più ampia – le centocinquanta opere esposte contengono ritratti e autoritratti ma il vero soggetto, come ricorda nella presentazione Roberto Borghi che con Carlo Ghielmetti e Jessica Anais Savoia cura la mostra, è il concetto stesso di museo che Bravi, travestito da custode nel manifesto dell’esposizione invita, beffando, a visitare. Como, San Pietro in Atrio, fino al 29 settembre. |