La Provincia – 11 marzo 2007 – Giannetto Bravi, ovvero del collezionista di musei di tutto il mondo di Stefania Briccola

Una quadreria in continuo divenire, un museo immaginario dove l’artista è custode silenzioso, un lavoro che sembra utopia pura nella lucida follia della catalogazione; tutto questo e altro ancora è la mostra di Giannetto Bravi che si conclude oggi al Museo di Capodimonte a Napoli. L’artista partenopeo che vive in provincia di Varese dal 1974 ha presentato nella prestigiosa sede trecentosessanta opere, realizzate assemblando cartoline del medesimo soggetto raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa.
La mostra dal titolo “Museo di tutti i musei. Quadreria d’arte” ha raccolto in tre sale diverse “Ritratti e autoritratti”, “Fiori, nature morte, paesaggi e paesaggi con figure” oltre ad alcuni lavori degli anni Settanta e libri d’artista. Le cartoline disposte in serie diverse sono state racchiuse in cornici colorate e raffigurano capolavori d’ogni tempo accuratamente catalogati. L’allestimento proposto ricorda le antiche quadrerie distribuite in file serrate quasi a coprire del tutto le pareti con rigorose simmetrie di misure e cornici.
Giannetto Bravi esordisce sulla scena dell’arte a Roma nel 1967 con una mostra alla galleria Fiamma Vigo presentata da Achille Bonito Oliva. E’ Lucio Amelio a volerla quando vede le prime “Ricerche visive” realizzate con innovativi colori luminescenti ad acqua che sfoggiano accostamenti dal gusto razionale. Nel 1972 è la volta di “Operazione Vesuvio” a cura di Pierre Restany con l’invio di cartoline postali raffiguranti il vulcano che invitavano i destinatari a recarsi in un luogo dove prelevare un reperto di Vesuvio da mettere in valigia e riportare in tempi migliori. Poi ci saranno altre cartoline, arricchite da reliquie di polvere vulcanica, e quadri del paesaggio ricostruito in una sorta di composizione astratta.
Il dibattito su queste operazioni si amplia fino a coinvolgere anche i critici Lea Vergine, Gillo Dorfles e Vicky Alliata alla galleria Milano di Carla Pellegrini nel 1976. Quattro anni dopo Giannetto Bravi espone allo Studio Marconi di Milano nella mostra “Ritratto-Autoritratto di sette critici” dove i volti dei protagonisti sono accompagnati da una presunta rivelazione su un segreto personale. In altre successive occasioni l’artista napoletano è tornato a proporre la cartolina diventata ormai un “ready made” della comunicazione turistica e culturale. Quest’ultima mostra a Napoli proietta il suo percorso in una nuova dimensione che riflette il rapporto fra l’opera, il contesto di fruizione e il visitatore nell’illusione della creazione di un museo impossibile.